Nelle varie cene e pranzi di Natale con collegh* e parenti che ci aspettano, arriverà ad un certo punto il momento in cui si parlerà di traffico, del disagio causato da pochi centimetri di neve, dall’aria sempre troppo inquinata. E allora se alla tavolata siete le/gli unic* a sostegno della mobilità attiva o avete anche solo qualche dubbio sul fatto che l’auto sia il mezzo migliore per muoversi in città, serviranno argomenti solidi e non cedere a chi cercherà di ribaltare l’argomento con un “eh ma anche i ciclisti sono indisciplinati”, perché noi sappiano che no, quello non è il punto.

Iniziamo.

“Le ciclabili sono pericolose”

Non esistono piste ciclabili “pericolose”. Esistono strade pericolose perché sono state progettate unicamente per muoversi in auto, senza moderazione della velocità (fisica, con chicane, dossi ecc, o con rilevatori di velocità), senza spazi per la sicurezza di chi si muove in bici e a volte neanche a piedi. Sulle strade muoiono ogni anno 3000 persone e oltre 200.000 sono quelle ferite da mezzi a motore. È davvero la ciclabile pericolosa o ciò che ci sta attorno?
Chi si muove in bici, o a piedi, è più vulnerabile: è il motivo per cui serve ribaltare l’equilibrio di responsabilità perché in caso di collisione con un mezzo pesante chi è a piedi o in bici rischia danni molto più gravi e letali rispetto a chi è in auto o su un tir.

“Eh ma anche i ciclisti che vanno in giro senza luci”

Sul tema, rimando a quello che scrissi tempo fa sulla colpevolizzazione della vittima e della difficoltà a riconoscere la responsabilità maggiore a chi guida un mezzo più pesante e potenzialmente letale. È una dinamica che ripercorre quella delle vittime di stupro: il problema è la gonna troppo corta o l’uomo violento? Pensate a quanto tempo ci abbiamo messo a chiamarlo “femminicidio” e non “delitto passionale”. È demoralizzante, lo so, ma vanno smontati pezzo per pezzo questi tasselli, anche con l’aiuto del linguaggio e per provare con chi ci sta davanti a osservare la questione da un altro punto di vista. A questo proposito l’amica e accademica Maria Cristina Caimotto, con la quale sto lavorando proprio su questo, ha rilasciato un’ottima intervista a Linkiesta che consiglio di leggere.

“Ma tanto con il freddo, la pioggia…”

Come disse un saggio “non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”. Su come pedalare in inverno, ne ho scritto tempo fa su Bikeitalia, e lo potete leggere qui per consigli da snocciolare da una lenticchia e un panettone, dal cercare di non sudare, vestendosi poco e a cipolla, investire in abbigliamento tecnico e organizzare l’abbigliamento in base a distanze e percorsi.
E se vi parlano di pioggia, ecco ricordate che a Torino il cambiamento climatico ha portato praticamente alla siccità e i Paesi più ciclabili al mondo non sono esattamente quelli caratterizzati dal clima mite.

“E con la spesa e i bambini, parli facile tu, sei privilegiata”

Esistono ormai molti modelli di cargo bike, e come sapete con Bici-t ne gestiamo alcuni modelli per la logistica a pedali e per il trasporto di bambin*.
Fare la spesa in bici porta a scegliere acquisti quotidiani, su cibo fresco e sfuso, abbandonando l’abitudine della grande spesa agli ipermercati, con conseguente minor spreco e risparmio.

“Senza l’auto il commercio muore”

Quale commercio? Su che dati si basa questo? È l’annosa critica dei commercianti, ma è infondata e, come scrivevo qui sopra, ormai studi e esperienze ci confermano che la riduzione della velocità dei veicoli a motore, ciclabili e pedonalizzazioni incentivano la socialità, i rapporti di vicinato e quindi anche il commercio di prossimità. Prendete una qualunque via commerciale pedonale della vostra città e chiedete al* vostr* interlocutore/trice: te la immagineresti di nuovo con il transito di auto? Difficile che risponda di sì.

“E l’economia?”

Mantenere un’auto costa circa 100-200 euro al mese. Senza contare poi il costo per comprarla e magari le riparazioni straordinarie, i parcheggi. Semmai è un privilegio permettersi l’uso dell’auto ed è anzi ingiusto continuare a investire su una mobilità che richiede dipendenza da un mezzo così costoso.
Inoltre chi va in bici porta benefici per la collettività, sia in termini economici, che sanitari, ambientali, ecc. Nell’interessante schema che trovate qui e realizzato dalla Dutch Cycling Embassy sono sintetizzati i benefici della ciclabilità. Ad ogni critica, avrete dati e risposte alla mano. Insomma chi pedala e porta un beneficio collettivo dovrebbe essere non solo ringraziato, ma anche sostenuto dalla Politica.

“Vabbé le auto non scompariranno mai, è impossibile”

Non si può salvare “capra e cavoli”, ammesso che abbia pure un senso: se si vuole promuovere la mobilità attiva e sostenibile, serve ridurre il numero di auto, la velocità e lo spazio ad esse dedicato (a partire dai parcheggi). Nella mia primissima newsletter, grazie anche al contributo di Andrea Coccia, autore di “Contro l’automobile” e di diversi articoli sul tema su Slow News, avevo parlato della necessità di una visione radicale e una strategia che gradualmente ma con fermezza porti fuori le auto dalle città e le faccia andare più piano. Ideologico? Chiedete se lo è anche la crisi climatica e gli effetti che già ora stiamo vivendo, a partire dall’inquinamento dell’aria.

“Torino è inquinata, che ci possiamo fare, sono i riscaldamenti”

Come non si stanca mai di spiegare il Comitato Torino Respira, nell’area metropolitana i trasporti influiscono tra il 65 e il 70% di Pm10 e No2. A livello globale sono 1/4 (ne ho approfondito qui). E no, non ci possiamo rassegnare, perché ci sono delle responsabilità. L’esposto presentato nel 2017 da Roberto Mezzalama ha portato la magistratura ad aprire un’inchiesta e a inserire nel registro degli indagati amministratori regionali e comunali. Anche Chiara (di cui non cito il cognome per scelta di anonimato) ha fatto causa alla Regione Piemonte per danni da smog al figlio. Qualcosa si deve fare, respirare aria pulita è un diritto.

“E quindi cosa volete? Che torniamo ai cavalli?”

Vogliamo Città 30, per salvaguardare la salute nostra, a partire dai più piccol*. È la richiesta che facciamo ormai da anni come Fiab Torino Bike Pride e che tante altre associazioni stanno facendo allo stesso modo nella altre città. E no, in auto non si va più veloce: la velocità media in orario di punta è di 8-10km/h (in bici 12-14 km/h), per cui oltre a non modificare la reale velocità in auto, avrebbe benefici ambientali e ovviamente di sicurezza. E poi servono poi fondi per rendere più ciclabili le nostre città, come ho scritto qui, riprendendo il dossier che mostra quanto poco si investe in ciclabilità rispetto all’auto. Fondi altamente compromessi dall’ultima legge di bilancio.

Gli amici Giovanni di Strada per tutti e Ilaria di Milano in bicicletta hanno realizzato delle bellissime grafiche, che sistetizzano alcuni dei temi che ho raccontato qui sopra.

Lo trovate su Instagram cliccando sull’immagine qui sotto o ripreso da Bikeitalia qui.

Condividiamo tutti questi contenuti, abbiamo bisogno di essere sempre di più a normalizzare l’uso della bici, a smontare schemi mentali autocentrici e rendere le nostre città più ciclabili.

 

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Un post condiviso da Ilaria Fiorillo (@milano_in_bicicletta)


Non mi resta che augurare buone feste e che le vostre conversazioni siano tanti semi per città più a misura di persona 🙂